Cultura. La storia millenaria degli ebrei in Italia: al Meis di Ferrara l’apertura della mostra “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”. L’assessore Felicori: “Il Museo nazionale vero centro di produzione e di educazione culturale, con grandi prospettive di crescita”
Bologna - Dall’imponente dipinto Ester al cospetto di Assuero di Sebastiano Ricci (prestito del Quirinale), ai dipinti Interno della sinagoga di Livorno di Ulvi Liegi e il Ritratto di Giuseppe Garibaldi di Vittorio Corcos (provenienti dal Museo Civico G.Fattori di Livorno). Ma anche oggetti che testimoniano la vita ebraica quotidiana, come la porta dell'Aron Ha-Qodesh, l'Armadio sacro dorato in legno intagliato di una delle sinagoghe del ghetto di Torino.
Sono alcuni dei quadri e degli oggetti presenti nell'esposizione “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”, che si apre domani, venerdì 29 ottobre, al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.
L’esposizione, curata da Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel e allestita dallo Studio GTRF Giovanni Tortelli Roberto Frassoni, testimonia un altro importante capitolo dell’esperienza ebraica in Italia che ripercorre la storia degli ebrei italiani nel periodo che va dal confinamento all'interno dei ghetti (con l'istituzione del primo, a Venezia, nel 1516) all’inizio del Novecento. La mostra è patrocinata dalla Regione e da varie istituzioni e sponsor.
La presentazione è avvenuta oggi a Ferrara, alla presenza del presidente del Meis, Dario Disegni, del direttore Amedeo Spagnoletto e dalle curatrici. Tra gli interventi anche il saluto dell’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori.
“Le più vive felicitazioni per il nuovo percorso espositivo- scrive l’assessore Felicori-, che ripercorre la storia degli ebrei italiani nel periodo che va dal confinamento all'interno dei ghetti all’inizio del Novecento. E’ la terza tappa della ricostruzione storica della presenza degli Ebrei in Italia, dopo la mostra dedicata al primo millennio e la seconda all’Ebraismo nell’età del Rinascimento”.
“E’ la conferma- aggiunge Felicori- che con l’istituzione del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah non si sono creati solo uno spazio ancorché significativo, né solo una raccolta di beni, ma è nato un vero e proprio centro di produzione e di educazione culturale, capace di ricostruire il contributo dell’Ebraismo alla cultura italiana con tutte le relazioni create nei secoli. Un centro vivo, un luogo in cui scambiare, insegnare, imparare”.
“A causa dell’epidemia di Covid il Meis non ha potuto ancora sprigionare tutta le potenzialità di cui dispone- conclude l’assessore-. E noi forse ancora non abbiamo realizzato del tutto cosa significhi avere un museo nazionale nelle nostre terre. Ma ora questi limiti sembrano superarti e sono certo ci attenda una stagione di grande creatività”.
L’esposizione
La mostra, che ripercorre i momenti cruciali della storia moderna visti dalla prospettiva dell'esperienza ebraica, viene costruita e raccontata attraverso materiali e opere eterogenee provenienti da tutta Italia e dall'estero. Ma peculiare di questo progetto espositivo è stata la volontà di integrare il percorso con oggetti che testimoniano la vita ebraica quotidiana o le testimonianze di impegno personale (come il baule della crocerossina Matilde Levi in Viterbo). Si snoda così il pensiero alla base della mostra e dell’intero Museo, che affianca a un rigoroso approccio storico e a un significativo riferimento all’arte, contributi di taglio sociologico, aprendo anche alla dimensione individuale e personalissima, che risuona ancora oggi di grande attualità. Attraversando i secoli si arriva fino all'Unità d'Italia e alla Prima Guerra Mondiale, data conclusiva del periodo analizzato, restituendo un’immagine nitida degli snodi identitari vissuti dagli ebrei in Italia e in Europa, uscendo dal ghetto per partecipare attivamente e con convinzione alla Storia nazionale in tutti i suoi passaggi fondativi, prima di essere rinchiusi nuovamente – col fascismo – in un “dentro” di privazione di diritti e di orrore.
La mostra è realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo, The David Berg Foundation, Fondazione Guglielmo De Lèvy, Tper e il patrocinio del Ministero della cultura, oltre alla Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara. Si ringraziano la Fondazione Cdec e il compianto Ambasciatore Giulio Prigioni. /CL
Info su orari e aperture: www.meis.museum