Difesa del suolo. Frana di Marano (Bo) nel comune di Gaggio Montano, pronto a partire il consolidamento con un primo intervento da 792mila euro
Bologna - Un progetto a lungo termine per il consolidamento della frana di Marano, nel territorio comunale di Gaggio Montano, sull’Appennino Bolognese.
Sul movimento franoso, che nel 2018 ha pesantemente investito il comune, è in partenza un primo stralcio di lavori da 792mila euro localizzati nella zona medio-alta della frana; si tratta di parte di uno stanziamento più ampio, da 1 milione e 200mila euro, della Regione.
Nello specifico, è il primo intervento strutturale che mira all’assestamento definitivo del terreno, e che impegnerà per circa sette mesi l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, autrice del progetto. L’intervento consiste in lavori di drenaggio delle acque sotterranee e di regimazione di quelle di superficie, così come la realizzazione di un’opera di sostegno nella parte centrale.
Per il futuro sono già individuati altri interventi da realizzare per garantire una soluzione ottimale, tra cui l’aumento della sezione del fiume Reno – in questo tratto insufficiente per scolmare una piena di dimensioni importanti – operando sulla sponda sinistra, opposta a quella su cui corre la ferrovia Porrettana, e opere di sostegno per stabilizzare contestualmente il piede della frana.
Lavori e monitoraggio della frana
Con quest’intervento le acque raccolte dai drenaggi, realizzati mediante trincee drenanti profonde e fossi sovrastanti, saranno indirizzate in fossi laterali dove, in modo ordinato, conferiranno le acque dell’intero versante verso il fiume. Si procederà quindi al modellamento morfologico per raggiungere un assetto più stabile del versante.
Nella parte centrale della frana verrà costruita un’opera strutturale di sostegno lunga circa 90 metri, costituita da una paratia di pali di un metro di diametro, lunghi 20 metri e collegati fra loro con una trave in testa. Nella trave saranno inseriti 30 tiranti della lunghezza di circa 30 metri ciascuno.
Per individuare movimenti superficiali e profondi del versante e definire il progetto ora in via di realizzazione sono stati necessari rilievi, indagini e studi geologici – tra cui indagini geofisiche, sondaggi a carotaggio continuo, rilievi con droni – realizzati dai geologi dell’Agenzia.
Nella fase di emergenza, il monitoraggio costante del dissesto è stato garantito da un radar da terra del Centro per la Protezione civile dell’Università di Firenze, già utilizzato per il vulcano Stromboli e la Costa Concordia.
Il controllo è proseguito – e continua tuttora – grazie a una stazione totale robotizzata gestita dall’Agenzia regionale e coadiuvata dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali (BiGeA) dell’Università di Bologna. Il monitoraggio ha consentito di rilevare movimenti anche millimetrici della frana, e permetterebbe di attivare il sistema di allerta in caso di superamento di soglie critiche.
Tutte le informazioni sui lavori in corso in Emilia-Romagna per la sicurezza del territorio si trovano sul sito https://www.regione.emilia-romagna.it/territoriosicuro.
Red
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