Fashion Valley. Ricerca, investimenti, internazionalizzazione e digitalizzazione: così l’Emilia-Romagna punta a rilanciare il settore della moda. Colla: “Oggi parte il progetto per posizionarci e decidere le linee di intervento che diano un futuro alla filiera. Attiveremo subito anche una task force sull’impatto della crisi Ucraina, in coordinamento con quella nazionale”
Bologna - Si va dalla realizzazione di bandi della Regione per sostenere la ricerca, gli investimenti produttivi, le filiere e l’internazionalizzazione, fino a misure per favorire la crescita delle competenze e per sostenere i progetti di startup innovative di distretto. Azioni cui si somma il costante presidio dei tavoli nazionali per agganciare le opportunità del Pnrr, la realizzazione di progetti di sistema nell’ambito dell’economia circolare per la gestione dei rifiuti, fino a misure per la legalità, dalla sicurezza sul lavoro alla difesa del made in Italy.
Sono gli interventi necessari a rilanciare e affrontare le sfide future del comparto fashion dell’Emilia-Romagna, così come sono stati individuati e definiti dal ‘Tavolo permanente del settore moda’ della Regione, che coinvolge tutti gli attori quali le istituzioni, le imprese dal tessile al calzaturiero, le Università, Unioncamere e il sistema della ricerca. Ora queste azioni entreranno in un vero e proprio accordo progettuale che coinvolgerà l’intera filiera della moda.
Il Tavolo, presieduto dall’assessore regionale allo Sviluppo economico e lavoro, Vincenzo Colla, ha tra i suoi obiettivi sia il rilancio del settore, in difficoltà strutturale da anni, che la necessità di agganciare efficacemente la ripresa dopo il crollo del comparto (-22% di perdita del valore aggiunto nel 2020) a causa della pandemia. Ora sul suo cammino si aggiungono le ripercussioni legate al conflitto bellico in Ucraina, che nel settore moda si fanno sentire soprattutto sul versante dell’export in Russia e Ucraina (1,1 miliardi di euro negli ultimi tre anni).
Le ipotesi sugli interventi necessari sono emerse nel corso di quattro focus incentrati su economia circolare e transizione ecologica, internazionalizzazione e mercato domestico, digitalizzazione e nuove tecnologie nonché saperi, competenze e formazione.
“Quando abbiamo iniziato questa discussione non avevamo previsto una guerra, che sta causando nuove criticità in questo comparto- ha detto l’assessore Colla-. Tuttavia l’errore più grande che potremmo fare è adottare una posizione attendista. Dobbiamo invece posizionarci da subito e decidere le linee di intervento per dare un futuro a una filiera, come quella della moda, che coinvolge tante imprese e lavoratori e oggi è al terzo posto nell’export regionale. Dobbiamo costruire un nuovo ecosistema per governare il cambiamento- ha concluso l’assessore-. Oggi partiamo con questo progetto che deve diventare strategia condivisa per investimenti, alleanze e priorità e attiveremo subito una task force specifica sull’impatto della crisi Ucraina sulla filiera, in coordinamento con quella nazionale”.
Sul fronte della ricerca con applicazioni nel settore moda e tessile, in Emilia-Romagna sono 20 i laboratori e centri della Rete Alta Tecnologia già impegnati con 29 progetti, più della metà già in corso, incentrati su economia circolare, digitalizzazione, blockchain e materiali.
“Rilevante il lavoro di stimolo che abbiamo già avviato con i laboratori di ricerca della rete, facendo emergere progettualità in corso e quelle ancora in fase embrionale, relative al settore moda. Nell’ultima seduta della Giunta- ha annunciato Colla- abbiamo approvato i progetti biennali per i laboratori territoriali di sostenibilità, finanziandone al momento sette, con 80 mila euro. Due di questi laboratori riguardano il settore moda, in particolare quelli a Carpi nel modenese e a San Mauro Pascoli nel riminese”.
Il settore
Il comparto moda - circoscritto ai settori manifattura, commercio (esclusi gli agenti liberi professionisti e le attività ambulanti) e design - oggi occupa oltre 69 mila addetti e conta quasi 16 mila imprese. Sei aziende su 10 sono ditte individuali, il 23% società di capitali e il 16 % società di persone.
Filiera che sale a 87.000 addetti e 32.500 unità locali attive, il 7,2% del totale in regione, se si amplia alla fornitura di macchinari e attrezzature e servizi. L’industria della moda ha risentito dell’impatto della pandemia da Covid-19 in misura maggiore rispetto all’industria manifatturiera regionale, e nel 2020 ha fatto registrare una contrazione del valore aggiunto del -22,0% rispetto al 2019.
Export
Il settore fashion è la terza filiera in Emilia-Romagna per valore dell’export con oltre 7 miliardi di euro all’anno. Nel triennio 2018-20, l’export moda in Russia e Ucraina ha raggiunto il valore di 1 miliardo e 122 milioni di euro: quasi la metà ha riguardato abbigliamento in serie e su misura, per il resto articoli di abbigliamento sportivo e calzature. Sono quasi 1600 le imprese emiliano-romagnole esportatrici: di queste le prime 10 imprese esportano il 48% del valore.
Gianni Boselli