Agricoltura. Coordinamento, controllo e formazione: la Regione incontra viticoltori e associazioni professionali agricole per mettere a punto azioni di contrasto alla flavescenza dorata
Bologna – Allarme flavescenza dorata, la Regione ha istituito il presidio di un tavolo operativo permanente, aperto a tutto il territorio regionale, cui partecipano i rappresentanti dei Consorzi, i viticoltori e tutte le organizzazioni professionali agricole e agroalimentari per monitorare la situazione e rafforzare le misure necessarie.
Nell’incontro, con l’assessore regionale all’Agricoltura e i servizi tecnici regionali, tenutosi a Modena nella sede del Consorzio Tutela Lambrusco, è stata condivisa una strategia comune per affrontare il problema che, in analogia al resto del Nord Italia, sta marcando una rilevante recrudescenza in tutte le province dell’Emilia-Romagna, in pianura e in collina. Il prossimo appuntamento operativo dei componenti del tavolo sarà tra un mese, per un nuovo punto della situazione.
In uno scenario analogo si rende necessario rinforzare le azioni di contrasto e di contenimento con un Piano triennale, che intensifichi i monitoraggi annuali, coordini le attività necessarie e sia correlato a quanto attuato dalle Regioni coinvolte nell’emergenza e a quanto sarà disposto a livello nazionale.
Per l’Emilia-Romagna deve essere strutturato un coordinamento interregionale con le altre regioni colpite da flavescenza dorata come Friuli Venezia-Giulia, Veneto e Piemonte e in stretto raccordo con il Ministero per le Politiche agricole, per promuovere misure per la prevenzione delle infestazioni e dare supporto alla filiera viticola danneggiata, attraverso risorse necessarie a indennizzare i viticoltori colpiti e a promuovere l’estirpo dei vigneti e il loro reimpianto.
Nel frattempo la Regione Emilia- Romagna ha portato all’ordine del giorno della Commissione Nazionale Politiche Agricole della Conferenza Stato Regioni le grosse criticità causate dalla flavescenza, trovando l’attenzione delle altre Regioni coinvolte e ha scritto al ministro delle Politiche Agricole e Agroalimentari.
Va poi rafforzata l’attività di controllo sul territorio per far estirpare tempestivamente tutte le piante sintomatiche che costituiscono il bacino dell’inoculo nei vigneti in produzione e in quelli incolti o abbandonati. Un’attenzione specifica va rivolta al monitoraggio territoriale delle popolazioni dell’insetto vettore della malattia al fine di perfezionare le strategie di contenimento che dovranno poter contare su trattamenti di sicura efficacia anche prevedendo nel breve periodo usi eccezionali di principi attivi.
La Regione, è stato detto, metterà il massimo impegno per modificare la proposta di una nuova regolamentazione dell’uso dei fitofarmaci in via di adozione che dovrà tenere conto della necessità ineludibile di difendere le produzioni agricole.
Viene ribadita la necessità di una maggiore formazione e sensibilizzazione rivolta a chi si occupa della gestione dei vigneti, per diffondere le corrette pratiche fitosanitarie da adottare a partire dagli interventi sulle barbatelle (le piantine di vite da impianto), che devono essere assolutamente sane, e certificate consigliando vivamente l’uso di materiale vivaistico termotrattato.
Attenzione va posta alla ricerca che punti anche alla individuazione di nuove strategie di difesa e di contrasto alla malattia anche attraverso la sperimentazione di nuovi formulati.
La flavescenza dorata
È una patologia causata da un fitoplasma trasmesso da un insetto vettore, chiamato scafoideo: una cicalina che pungendo una pianta malata trasmette la malattia sulle piante sane vicine, sulle quali si sposta la malattia, che si riconosce per l’ingiallimento e l’arrossamento delle foglie, colpisce le piante e causa gravi danni alla produzione: al momento non esiste una cura risolutiva per la flavescenza dorata, gli unici interventi sono preventivi (estirpazione tempestiva delle piante malate e lotta contro l’insetto vettore). Le piante sintomatiche visibili oggi nei vigneti in molti casi sono il frutto di infezioni dell’anno precedente. Per più di 20 anni la patologia è stata tenuta sotto controllo con gli interventi prescritti. Le possibili cause della recrudescenza in atto sono dovute alla diminuita percezione collettiva del rischio di ritorno della malattia, con un abbassamento degli interventi preventivi e la minor efficacia dei trattamenti disponibili, e agli effetti dei cambiamenti climatici in corso, in particolare con temperature più alte nel periodo fine estate-autunno.
Olga Cavina