Difesa del suolo. Il cambiamento climatico mostra il conto: circa 1.300 cantieri per 226 milioni di euro attivati nel 2020 per il reticolo idrogeologico dell’Emilia-Romagna. L’assessore Priolo: “Risorse investite nella sicurezza dei territori che non bastano a far fronte a eventi che ogni anno aumentano per numero e intensità”. Candidati per il Recovery Fund altri interventi per circa 870 milioni

128 milioni investiti dal 2014 per mettere in sicurezza Secchia, Panaro e Naviglio e per il solo nodo idraulico di Modena nel 2020 12 cantieri per 60 milioni di euro
07/12/2020 19:28

Bologna –Il cambiamento climatico sta mostrando sempre più il conto, come dimostrano anche gli ultimi episodi avvenuti nel modenese, dove il Panaro è esondato dopo una piena storica (11,20 metri, mai vista in 50 anni) e il Secchia è stato investito da una piena anch’essa eccezionale.  

Due episodi che si sono affrontati evitando il peggio grazie all’enorme lavoro sul reticolo idrogeologico dell’Emilia-Romagna che solo nel 2020, anno del Covid, ha attivato circa 1.300 cantieri per 226 milioni di euro e, nello specifico per quanto riguarda il territorio modenese, grazie alla realizzazione delle Casse di espansione che hanno permesso di convogliare in prima battuta la mole maggiore di acqua nelle zone disabitate, come nelle previsioni di progetto.

“Ora l’obiettivo prioritario è la gestione dell’emergenza e il ritorno alla normalità, poi verrà il momento per analizzare in dettaglio le ragioni dell’accaduto nel modenese- spiega l’assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione civile, Irene Priolo-. Ma è indubbio che quello cui ci troviamo di fronte è un problema legato in gran parte agli effetti innescati dal cambiamento climatico: ad ogni nuova emergenza, infatti, viene battuto il record precedente di piogge e precipitazioni. Eventi che si fanno sempre più intensi e che hanno bisogno di risposte straordinarie”.

A partire dal piano predisposto per il Recovery Fund nel quale, l’Emilia-Romagna, ha candidato interventi di sicurezza territoriale per 869 milioni di euro, di cui 115 milioni proprio per mettere in sicurezza il nodo idraulico di Modena e 86 milioni per il Reno. A questi si affiancano le risorse statali e ordinarie del bilancio, compresi gli investimenti per la manutenzione, che la Regione vorrebbe portare da 50 a 100 milioni entro fine mandato.

Secchia, Panaro e Naviglio sono un unico nodo idraulico, spiega l’assessore, e la Regione ha sempre utilizzato un approccio complessivo nel valutare la strategia di messa in sicurezza. Un approccio esteso anche agli affluenti pedecollinari di questi corsi d’acqua, perché i problemi che si verificano a monte hanno ripercussioni anche a valle.

Secondo Priolo, le opere già portate a termine hanno dato un contributo molto importante anche in occasione dell’emergenza di questi giorni: cito ad esempio le Casse del Secchia, che hanno invasato al massimo delle loro potenzialità”.

“E’ ormai chiaro che in tutta Italia ci troviamo sempre più spesso di fronte a problemi di fragilità e tenuta dei territori- chiude Irene Priolo- dovuti a eventi meteo sempre più esplosivi per portata e numero. L’impegno della Regione è quello di continuare con la messa in sicurezza dei nodi idraulici attraverso l’utilizzo fino all’ultimo centesimo di tutti i fondi disponibili per rendere più forte e resistente il territorio”.

Gli interventi nel modenese

Sono quasi 170 i milioni di euro destinati, dal 2014, a investimenti realizzati o programmati tra Secchia, Panaro e Naviglio.

Per il nodo idraulico di Modena, solo nel 2020, sono stati appaltati e si stanno svolgendo lavori in 12 cantieri per oltre 60 milioni, e sono 9 gli interventi programmati per 25 milioni e mezzo. Inoltre, lo scorso settembre la Regione ha stanziato altri 40 milioni aggiuntivi derivati da economie per la sicurezza del territorio.

Sul Panaro si sono investiti in tutto 32 milioni di cui 20 per il rialzo delle arginature e 12 per il loro ringrosso. Ed è in corso il primo lotto di interventi da 8,8 milioni che si concluderà in primavera, nei comuni di Modena, Bomporto, Nonantola, Ravarino e Crevalcore, mentre è in progettazione il secondo lotto per realizzare un nuovo argine tra il Ponte di Sant’Ambrogio, a Modena, e la confluenza nel Tiepido.

A settembre è stata poi finanziata la realizzazione di nuovi argini a Fossalta di Modena, fondamentali per proteggere la città estense, a valle della cassa d’espansione per 5 milioni di euro. L’opera fa parte del nuovo pacchetto di interventi, per un totale di 40 milioni, che prevede altre opere di assoluta rilevanza sul Panaro, a partire dai 19 milioni che serviranno ad Aipo per completare l’area di laminazione ai Prati di San Clemente, consolidando così il nodo idraulico del Canale Naviglio e del Panaro e mettendo più possibile al riparo da eventi alluvionali i territori a nord di Modena (Bastiglia, Bomporto). E ancora: 2 milioni 500mila euro sono stati assegnati per migliorare le difese esistenti in alcuni tratti a rischio da monte dell’abitato di Marano fino al ponte della strada provinciale n. 16 a Spilamberto e si sono programmate opere di messa in sicurezza del Tiepido e dei suoi affluenti per 13 milioni e mezzo, per mitigare gli effetti di rigurgito del fiume Panaro quando è in piena. /ER

 

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