Sanità. La Regione proroga a fine dicembre l’attività delle Usca, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale. L’assessore Donini: “Un servizio ancora prezioso nella lotta al virus e un modello di sanità territoriale da valorizzare per il futuro“
Bologna – In Emilia-Romagna arriva la proroga fino al 31 dicembre 2022 per l’attività delle Usca, le squadre speciali di medici e infermieri impegnate fin dal marzo 2020 in prima linea nella lotta contro il Covid, fornendo cura e assistenza domiciliare ai malati che non necessitano di ricovero ospedaliero e ai pazienti in isolamento fiduciario.
Lo ha stabilito l’assessorato regionale alle Politiche per la salute, con una circolare inviata a tutte le Aziende sanitarie territoriali, nella quale si precisa che, in attesa della definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale, in via eccezionale si andrà alla proroga delle attività delle Usca fino al 31 dicembre 2022.
Una decisione maturata anche in considerazione della nuova crescita dei contagi registrata nelle ultime settimane, anche se la situazione dei ricoveri ospedalieri continua a non destare allarme, con numeri sotto controllo.
“L’Emilia-Romagna- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- è stata tra le prime ad attivare le Unità speciali di continuità assistenziale, équipe di professionisti - ai quali va il nostro ringraziamento - che hanno avuto in questi due anni un ruolo prezioso andando casa per casa per fornire assistenza ai malati. Una modalità di intervento che può essere ancora utile in questa fase in cui il virus rialza la testa e che bene si innesta sull’idea di sanità territoriale che abbiamo in mente per il futuro. Un modello che punta a fare del domicilio il primo luogo di cura e assistenza ai malati”.
Le Usca, attive sull’intero territorio regionale, hanno operato fin dall’inizio della pandemia in stretta collaborazione con i medici di base e i pediatri di libera scelta e hanno fin qui garantito oltre 520.000 prestazioni sanitarie, tra visite domiciliari (25%), triage telefonici (39%), visite nelle Cra (8%), somministrazioni di terapie (3%) e altre prestazioni.
Giancarlo Martelli