Costo dell’energia. Confronto con i settori a rischio chiusura. Chieste al Governo misure immediate. L’assessore Colla: “Siamo in una situazione che rischia di andare fuori controllo senza una governance da parte dell’Italia e dell’Europa. Ma si fermino le speculazioni”
Bologna – “Siamo in una situazione che rischia di andare fuori controllo senza una indispensabile governance da parte dell’Italia e dell’Europa. Si sta concretizzando il paradosso che conviene più spegnere gli impianti che produrre, una condizione che ci prospetta un lockdown manifatturiero. Se non fermiamo le speculazioni in corso andiamo dritti verso una sconfitta per il manifatturiero, proprio nel momento in cui l’Europa ha messo in atto il più grande investimento della sua storia”.
Così l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, intervenuto nell’ambito di un confronto tra aziende e istituzioni, svoltosi oggi con sede a Torbole, nel bresciano.
“È in atto una speculazione finanziaria- ha rimarcato Colla-, di gente che è diventata rapace e rischia di mettere in blackout il sistema manifatturiero, perché si è creato un vuoto e come sempre ci vanno sempre di mezzo le imprese e la gente che lavora. Se i prezzi del gas aumentano del 500% non è più conveniente prendere degli ordini. Siamo dentro una situazione che va fuori controllo”.
Che fare nell’immediato? Per Colla “il Governo deve agire a breve attivandosi al Tavolo di confronto nazionale che già esiste. Va varato entro gennaio un piano regolatore che stabilisca cosa fare nel campo dell’energia. Vanno date le concessioni per utilizzare i canali di estrazione già esistenti, senza farne di nuovi. Siamo nella condizione in cui nell’Adriatico la cannuccia della Croazia tira e la nostra è ferma. E le major che hanno contratti già fissati in Europa e in Italia non devono fare speculazioni. Infine, dobbiamo riscoprire una cultura roosveltiana, il piano energetico del nostro paese deve dare autonomia. Dobbiamo dire la verità: macchine avanti tutta sulle rinnovabili ma la transizione è anche nel gas. E l’Europa deve fissare un prezzo, non lasciare l’iniziativa ai fondi speculativi, che ammazzano il sistema produttivo della nostra grande manifattura”.
I rappresentanti dei settori manifatturieri italiani hanno evidenziato “un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di molte imprese. Una situazione che comporta per la manifattura italiana un drastico incremento dei costi per la fornitura di energia, che impatta principalmente sui settori ad alta intensità energetica: le industrie dell’acciaio, della carta, del cemento, della ceramica, della chimica, delle fonderie e del vetro e della calce sono nella concreta impossibilità di proseguire con le attività produttive”.
Tutto ciò, nonostante gli ordinativi siano ai massimi degli ultimi anni e ben oltre i livelli immediatamente pre-pandemia. Le imprese hanno chiesto interventi immediati per mitigare gli effetti devastanti del costo del gas naturale sui mercati mondiali, in primo luogo valorizzando la risorsa del gas nazionale.
Al dibattito, il fronte imprenditoriale era rappresentato da Fabio Zanardi ed Enrico Frigerio (rispettivamente presidente e vicepresidente di Assofond), Roberto Vavassori (vicepresidente di Anfia), Michele Bianchi (comitato presidenza di Assocarta) e Franco Gussalli Beretta (presidente di Confindustria Brescia), cui si sono aggiunti in collegamento Giovanni Savorani (presidente di Confindustria Ceramica), Roberto Pierucci (comitato presidenza di Assovetro) e Davide Garofalo (consigliere di Assomet). Il mondo della politica e delle istituzioni ha visto invece la presenza oltre che dell’assessore Colla, dell’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi e del senatore Matteo Salvini. /RED