Agricoltura. Dop e Igp e nuova Pac al centro di una serie di incontri a Bruxelles. La Regione ribadisce anche la richiesta per garantire reddito e produttività alle imprese agricole
Bologna – Dalla norma sull’aceto balsamico sloveno, che insidia il balsamico tradizionale Igp di Modena, alle imitazioni di specialità Dop e Igp che tutto il mondo ci invidia, sono numerose in questo campo le sfide che l’agroalimentare deve affrontare.
E le Regioni, Emilia-Romagna in testa, sono in prima linea nella difesa di prodotti tradizionali testimoni di identità territoriali ben specifiche, in un confronto che travalica i confini regionali e riguarda tutte le Dop e Igp italiane.
La questione della revisione dei regolamenti per le Indicazioni geografiche, gli effetti della guerra in Ucraina sul comparto, e ancora la necessità di aumentare gli aiuti di Stato per garantire a imprese agricole e agroalimentari maggiore liquidità, sono alcuni dei temi discussi negli incontri in questi giorni a Bruxelles, a cui partecipa l’assessore regionale all’Agricoltura.
In agenda ieri l’assemblea generale di Arepo, l’associazione delle Regioni per i prodotti d’origine. Tra gli incontri istituzionali con l’europarlamentare relatore della riforma delle Indicazioni geografiche, e con la Delegazione della Rappresentanza Permanente d’Italia a Bruxelles.
Tema conduttore, il ruolo delle Regioni sulle decisioni europee in ambito agricolo, per la loro conoscenza di imprese e territorio e in quanto portatrici delle istanze delle comunità.
Da parte della Regione Emilia-Romagna è stato ribadito che i prodotti a denominazione d’origine e a indicazione geografica, che qui valgono 3,5 miliardi di euro, non rappresentano soltanto un comparto economicamente rilevante, ma testimoniano la qualità, la reputazione e la cultura di questa parte dell’economia regionale, oltre che la tracciabilità e il rispetto di precisi disciplinari di produzione. E’ stato inoltre sottolineato come essi siano un grandissimo patrimonio europeo che contraddistingue l’Emilia-Romagna a livello mondiale.
Per questo, secondo viale Aldo Moro, serve poi un sistema che garantisca le corrette informazioni ai consumatori su quello che acquistano. E quindi va rafforzato il ruolo dei Consorzi nel loro sostegno ai produttori, che deve essere sempre più riconosciuto anche nella legislazione europea.
Passando poi alle sfide della filiera agroalimentare, “i nostri prodotti a denominazione- sottolinea la Regione- continueranno a rivestire importanza se metteremo le imprese nelle condizioni di affrontare questa fase difficile caratterizzata da importanti deficit di liquidità: serve una forte azione europea di sostegno alle aziende e una revisione dell’intensità degli aiuti di Stato”.
Peraltro, la crisi, determinata dalla guerra e dall’aumento delle materie prime, diminuisce la possibilità alle aziende di fare investimenti: per questo motivo è stato chiesto l’innalzamento della soglia di investimenti, in modo da garantire maggiore sostegno alle nostre imprese, per rafforzare reddito, produttività e posti di lavoro.
Questa mattina durante l’assemblea generale di Agriregions, l’organizzazione che riunisce le principali regioni agricole d’Europa, l’assessore regionale all'Agricoltura ha ribadito l’importanza di sostenere le produzioni agricole della nostra regione e di tutta Europa, per tenere insieme il reddito delle imprese, la sostenibilità ambientale e sociale.
L'Emilia-Romagna rinnova alla Commissione europea la richiesta di un’analisi di impatto sulla nuova Pac alla luce del mutato scenario economico dovuto alla guerra.
C’è l’esigenza di investire di più nella ricerca: servono strumenti per tutelare le produzioni e difenderle dagli effetti dei cambiamenti climatici. Abbiamo inoltre bisogno di una nuova sovranità europea energetica, tecnologica e alimentare: l’Europa deve rafforzare i suoi strumenti di sviluppo in questa direzione.
Olga Cavina