Ambiente. Reggio Emilia, sperimentazione di successo per l’attività di recupero delle acque reflue dell’impianto di Mancasale: dopo oltre sei anni diventa strutturale
Bologna - Da depuratore a vera e propria sorgente. L’impianto di Mancasale (Re), dopo oltre sei anni di sperimentazione, viene promosso: sarà utilizzato a pieno regime come primo impianto di riuso delle acque in Emilia-Romagna.
Frutto di un accordo del 2015, poi rinnovato nel 2019, tra Regione Emilia-Romagna, Ireti (ex Iren spa), Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e Atersir per il riutilizzo delle acque reflue recuperate provenienti dall’impianto di Mancasale, il progetto si è posto come obiettivo il trattamento terziario avanzato delle acque, grazie al quale è stato possibile il recupero e il riutilizzo delle acque reflue a beneficio dell’ambiente e delle aziende agricole limitrofe.
Dal 2015 quest’impianto di depurazione ha fornito circa 40 mila m3 al giorno di acqua di buona qualità al Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale. L’impianto lavora grazie a un processo all’avanguardia, che al normale trattamento a fanghi attivi abbina un sistema di ultrafiltrazione e un trattamento a base di perossido e raggi UV per l'abbattimento di microinquinanti, virus e batteri; l’acqua depurata va a servire direttamente l’agricoltura, alimentando la rete dei canali utilizzati per la distribuzione di acqua ad uso irriguo.
Questo ha consentito al Consorzio di ridurre di oltre 6 milioni di m3 all’anno i suoi prelievi da acque superficiali, tramite un processo di distribuzione a km zero.
Le condizioni operative ottimali, dopo sei anni di sperimentazione avvenuta con successo, saranno ora approvate e formalizzate in una nuova autorizzazione. Gli effetti dell’attività di recupero delle acque reflue depurate sono stati adeguatamente studiati: si è nelle condizioni di poter dichiarare chiusa la sperimentazione e rendere l’attività pratica comune.
Red