Agricoltura. Nascono i bio-distretti dell’Emilia-Romagna: operativa la nuova legge regionale, tra le prime in vigore in Italia, per sostenere la cultura del biologico e stabilire un modello di sviluppo sostenibile in aree geografiche definite. Mammi: “Premiato il lavoro delle aziende che si mettono in rete per promuovere un intero territorio”
Bologna – Insieme il biologico cresce di più e meglio. È la filosofia dei nuovi bio-distretti, che si sviluppano in aree geografiche ben precise con coltivazioni, allevamenti, filiere commerciali e di trasformazione.
Qui agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere frutticole, zootecniche o cerealicole, fino alla tavola.
La Regione Emilia- Romagna punta su questo modello di gestione e, tra le prime in Italia, ha approvato una legge specifica, la 14 del 2023 e le relative disposizioni applicative recentemente entrate in vigore.
“La nuova legge- spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi- individua e disciplina il distretto del biologico, un'area geografica specifica dove almeno il 20% della superficie agricola viene coltivata utilizzando metodi bio. In questo contesto viene premiato il lavoro di più aziende che si mettono in rete, creando un circolo virtuoso che promuove un intero territorio attraverso la collaborazione e l'adozione di pratiche agricole responsabili”.
I distretti così costituiti potranno poi accedere ai finanziamenti dedicati nazionali.
Un ulteriore strumento per far crescere il settore in Emilia-Romagna che, secondo l'ultimo rapporto regionale (dati 2022), conta 7.330 imprese biologiche attive (+5,85% rispetto all’anno prima). Numeri che pongono la regione al quinto posto a livello nazionale per numero di imprese che producono, trasformano o commercializzano prodotti biologici.
Per costituire un distretto, gli imprenditori agricoli devono essere almeno 30, per 400 ettari di superficie bio, oppure operare su una superficie agricola utilizzabile biologica pari ad almeno il 20% della superficie bio totale del distretto.
Il territorio minimo è di cinque comuni contigui in Emilia-Romagna.
La contiguità dei comuni del distretto deve essere garantita anche nel caso in cui il numero dei comuni sia superiore a cinque. Il territorio del distretto deve comprendere attività agricole biologiche con una peculiare e distinta identità territoriale, storica e paesaggistica.
Tutte le informazioni sono disponibili alla pagina web dedicata ai distretti biologici.
Olga Cavina