Alluvione. Trecentocinquanta milioni di metri cubi d’acqua caduti, 23 fiumi e corsi d’acqua esondati, 100 comuni coinvolti, un migliaio di frane. La vicepresidente Priolo: “Evento epocale, non si è mai verificato nell’intero Paese. Serve un decreto speciale”
Bologna - Un evento epocale, che non ha pari nell’intero Paese, per tipologia dei fenomeni tra frane e alluvioni. Con 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti nell’areale più colpito (800 kmq. di territorio), 100 comuni coinvolti, 23 fiumi e corsi d’acqua esondati, altri 13 che hanno visto superamenti del livello d’allarme, migliaia di frane (376 le principali) tra collina e montagna.
Una situazione che va oltre ogni forma di previsione, e che necessita, aldilà delle risorse stanziate finora dal Governo, di un decreto speciale. “Un decreto che ci permetta di aiutare i nostri cittadini e, in parallelo, mettere in campo i progetti per la ricostruzione, in tempi brevissimi. Dobbiamo lavorare per un ritorno alla normalità, attraverso una gestione difficilissima che sta vedendo tutti gli sforzi possibili e immaginabili da parte dell’intero sistema di Protezione civile”.
Queste le parole di Irene Priolo, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega alla Protezione civile, intervenuta oggi in Assemblea legislativa con una comunicazione urgente sui drammatici effetti scatenati dal maltempo di maggio sul territorio.
La vicepresidente ha ricordato l’allerta rossa di due domeniche fa, che ha portato a un’attivazione anticipata delle Colonne mobili; dopo i 200 mm di pioggia già caduti nei primi giorni di maggio, “sapevamo che ci attendeva un evento difficile, che avrebbe colpito un territorio già fragile, ma non a tal punto, con 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti nell’areale più colpito”; per fare un confronto, la diga di Ridracoli ha una capacità di 32 milioni.
La macchina dell’emergenza era già allertata, ed è stata coinvolta in più versanti; per la prima volta è stato attivato il sistema di intervento di Protezione civile europeo: stanotte sono arrivate colonne mobili della Francia. La Protezione civile regionale, ha sottolineato Priolo, sta intervenendo con 63 cantieri per mettere in sicurezza i fiumi: alcuni (Idice, Sillaro) hanno cambiato corso. Le rotte sono state tutte chiuse; “sono andati in crash i Consorzi di bonifica, abbiamo bisogno che tornino a funzionare i canali di bonifica”. 173 le pompe idrovore in azione.
“Molte realtà- ha proseguito Priolo- stanno lentamente avviando le prime azioni verso la normalità. Purtroppo non così a Conselice, a causa di una situazione particolare del territorio. Parliamo di una comunità colpita tre volte”. Serve un intervento forte anche a Faenza, dove l’acqua è arrivata al secondo piano di alcune case, c’è anche l’esercito in azione.
“Abbiamo avuto la visita di molti ministri, dopo la prima dichiarazione dello stato d’emergenza. Ma dieci milioni sono una cifra lontanissima per far fronte alle nostre reali necessità- ha sottolineato la vicepresidente-. Dall’incontro che il presidente Bonaccini ha avuto ieri, risulta che arriveranno altri 200 milioni di euro per interventi destinati all’assistenza alla popolazione e somma urgenza per ripristini di messa in sicurezza. Particolare attenzione andrà alla montagna, dove la situazione è estremamente delicata: le frane richiederanno tempi più lunghi, dovremo garantire ai cittadini una sistemazione adeguata”.
Una prima risposta alla drammatica situazione dell’Emilia-Romagna, “alle nostre richieste, è arrivata con i 2 miliardi del Governo, che però sono destinati in particolar modo alle imprese; ma noi abbiamo bisogno di un decreto speciale che costruisca strategie per accompagnare i risarcimenti ai cittadini e la ricostruzione. I cittadini- ha ribadito la vicepresidente- devono vedersi riconosciute le risorse per tornare nelle proprie case, ricomprendendo anche le spese per le macchine. Riusciremo a rialzarci- ha concluso Priolo-, ma ci riusciremo solo facendolo insieme”.
Chiara Vergano
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