Fine vita. La Regione Emilia-Romagna conferma la propria scelta: la Giunta, con alcune integrazioni alla sua delibera, rafforza le motivazioni e ribadisce l’impianto stabilito per garantire il diritto del malato ad applicare la sentenza della Corte costituzionale
Bologna – Scelta confermata, motivazioni rafforzate. La Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ribadisce come già oggi le strutture del servizio sanitario pubblico regionale debbano applicare la sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul fine vita, per garantire al malato che ne faccia richiesta il diritto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito nel rigoroso rispetto dei ristretti casi indicati dall’Alta Corte.
Lo fa integrando e rafforzando le motivazioni della delibera del 5 febbraio scorso, alla luce degli approfondimenti effettuati, quindi senza modificare l’impianto di quanto già stabilito.
In Emilia-Romagna è confermato dunque che sarà il Comitato per l’etica nella clinica già istituito presso l’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia, alla cui esperienza è stata data valenza regionale (COREC), l’organismo collegiale terzo di consultazione per le richieste di chi si trova nelle condizioni previste dalla Corte costituzionale e ha fatto richiesta di suicidio medicalmente assistito, assicurando in questo modo su tutto il territorio uniformità di valutazione. Tassativi i criteri indicati dalla Corte per evitare ogni arbitrio: il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile, da cui derivino sofferenze fisiche o psicologiche che il paziente ritiene intollerabili, che sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.
I Comitati etici territoriali (CET), richiamati dal Comitato nazionale di bioetica come possibile organismo chiamato ad esprimere pareri sulla richiesta di suicidio medicalmente assistito, “possono” essere indicati ad esprimere un parere in materia, ma non si tratta di una scelta dovuta lì dove esistano specifici organismi per l’etica nella clinica, come invece avviene in Emilia-Romagna. Motivazioni ulteriormente esplicitate nell’atto integrativo approvato dalla Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini.
“In attesa di una legge nazionale per un tema di così grande importanza e delicatezza- ribadisce l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- confermiamo il nostro impegno per dare attuazione a quanto richiesto dall’Alta Corte. Abbiamo rafforzato le motivazioni, soffermandoci su tutti i passaggi giuridici a supporto di questa posizione. Ricordiamo che le Regioni sono chiamate ad applicare quanto previsto dalla Corte. Era doveroso mettere il sistema sanitario nelle condizioni di adempiere a questo obbligo nel miglior modo possibile, come richiesto anche dal Ministero della Salute”.
Comitati per l’etica nella clinica e Comitati etici territoriali
Dopo la sentenza era emersa subito la necessità di individuare questo organismo collegiale: in Emilia-Romagna esistevano i Comitati etici, indicati come possibili organismi cui ricorrere dalla Presidenza del Comitato nazionale di bioetica, ma occorre considerare che essi nascono, come richiesto anche dai Regolamenti europei, per l’essenziale funzione scientifica della valutazione degli studi e delle sperimentazioni in materia di farmaci e clinica, e non dispongono a sufficienza delle specifiche e diverse competenze interdisciplinari richieste per i temi squisitamente etici. Competenze per le quali già la sentenza della Corte indicava la necessità di una specifica integrazione.
Da qui la decisione della Regione Emilia-Romagna, che aveva iniziato già nel 2016 a riordinare l’organizzazione dei comitati nel proprio territorio, di avviare nel 2020 con l’Ausl di Reggio Emilia la sperimentazione di un apposito organismo consultivo per l’etica, indipendente e multidisciplinare: il Comitato per l’etica nella clinica (CEC). Nel febbraio 2022 il presidente Bonaccini, in risposta alla richiesta del Ministero della Salute sul tema del suicidio medicalmente assistito, aveva già indicato questo organismo, e non invece i Comitati etici territoriali, come unico con competenza per l’intero territorio regionale. Posizione peraltro sostenuta dalle Regioni in sede di Commissione Salute della Conferenza delle Regioni nel maggio di quello stesso anno.
I CET hanno infatti l'obiettivo principale di valutare gli studi e le sperimentazioni cliniche sui medicinali per uso umano allo scopo di autorizzarne l'immissione sul mercato e gli studi clinici più in generale: le loro finalità appaiono estranee a quelle del suicidio assistito. In merito, il Ministero della Salute ha posto un punto fermo al dibattito con il decreto del gennaio 2023: i CET possono esercitare anche le funzioni consultive in relazione a questioni etiche connesse con le attività di ricerca clinica e assistenziali, ove non già attribuite a specifici organismi.
Sono piuttosto i CEC, laddove presenti, dunque, come nel caso della Regione Emilia-Romagna, competenti in materia di suicidio assistito. Peraltro, un unico CEC per tutta la Regione (da qui la nuova sigla COREC che ne sottolinea l’unicità sul territorio) garantisce uniformità di valutazione.
Carmine Caputo
In allegato, scheda sul Comitato regionale per l’etica nella clinica (COREC)