Marzabotto. Celebrazione ufficiale per gli 80 anni dalla strage nazifascista di Monte Sole: domenica 29 settembre gli interventi del Presidente della Repubblica, Mattarella, e di quello tedesco Steinmeier. La presidente della Regione, Priolo, sarà al sacrario: “Luogo simbolo di resistenza e di resilienza, anche da quella immane tragedia è poi rinata la speranza di un mondo diverso e più giusto. La memoria è un dovere, oggi più che mai”
Bologna - “Le centinaia di vite spezzate a Monte Sole da una violenza cieca e brutale, sono un monito che dobbiamo custodire nel nostro cuore e nella nostra memoria collettiva. Rendere omaggio a chi è caduto, vittima della barbara e inaudita violenza nazifascista, significa anche assumere la responsabilità di difendere i valori per cui queste persone hanno perso la vita: la libertà, la democrazia e la pace. La loro memoria ci chiama a essere vigili, a contrastare ogni forma di intolleranza, razzismo e odio e promuovere il dialogo, il rispetto e la solidarietà tra i popoli. Non possiamo permettere che l’indifferenza prenda il sopravvento, soprattutto in un tempo in cui assistiamo al pericoloso riemergere di pericolose ideologie dell’odio e dove la tragedia delle guerre si è riaffermata alle nostre porte e dentro le nostre esistenze”.
Così la presidente della Regione, Irene Priolo, in vista del culmine delle celebrazioni ufficiali, domenica 29 settembre a Marzabotto, per gli 80 anni dalla strage nazifascista di Monte Sole, alle quali interverrà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier. Per il nostro capo dello Stato è la seconda visita a Marzabotto: nel 1992, da poco rieletto parlamentare alla Camera, fu relatore ufficiale durante la commemorazione del 48^ anniversario degli eccidi.
La strage di Marzabotto fu perpetrata dalle truppe naziste guidate dal maggiore Walter Reder tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, causò la morte di 770 civili tra cui donne, bambini e anziani nei territori tra i comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, nell'Appennino bolognese.
“Come Regione Emilia-Romagna, sentiamo forte il dovere di preservare la memoria storica di quei fatti e tramandare i valori alle future generazioni- aggiunge Priolo-. Un impegno istituzionale imprescindibile, lì dove è altrettanto cruciale che questa memoria viva nella quotidianità di ognuno di noi. Monte Sole è simbolo di resistenza e di resilienza. Da queste montagne, da quella tragedia, è poi rinata la speranza di un mondo diverso e più giusto- conclude la presidente-. E proprio per questo dobbiamo continuare a portare avanti il testimone della memoria, con lo stesso coraggio che contraddistinto coloro che hanno lottato contro l’occupazione nazifascista dando vita alla Resistenza partigiana”.
L’impegno della Regione sulla Memoria
Negli ultimi cinque anni dalla Regione è arrivato un concreto sostegno alla Scuola di Pace di Monte Sole con un finanziamento di mezzo milione di euro; così come sostiene l’attività, con 50mila euro ogni anno, del ‘Comitato regionale per le onoranze dei Caduti di Marzabotto’.
La Regione è anche impegnata anche a sostenere sia la Scuola di Pace, sia molte altre iniziative attraverso la Legge sulla memoria del Novecento, che ogni anno stanzia circa un milione di euro per finanziare progetti di enti pubblici e privati, associazioni e realtà di volontariato: non solo approfondimenti o ricerche storiche, ma anche attività culturali capaci di far riflettere attraverso diverse forme espressive, che puntino in particolare a coinvolgere le scuole e i più giovani.
La Regione è inoltre tra i sostenitori del nuovo progetto, realizzato da Liberation Route Italia e finanziato insieme alla Regione Toscana, di un cammino tra Monte Sole e Sant’Anna di Stazzema che si snoda lungo 180 chilometri, suddiviso in undici tappe. Questo cammino, in parte già percorribile su sentieri preesistenti, dovrà essere ultimato nel 2025 in occasione delle iniziative per celebrare l’ottantesimo anniversario della guerra di Liberazione dal nazifascismo e della fine della Seconda guerra mondiale.
Gianni Boselli