Territorio. Là dove una volta c’era il mare. I sette siti delle aree carsiche e gessose dell’Appennino emiliano-romagnolo proposti per la candidatura a Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco. Assessora Lori: “Luoghi straordinari. Una grande opportunità di rilancio turistico, oltre che di valorizzazione ambientale”. Interessate le province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna
Bologna - Dalla preistoria ai giorni nostri, testimonianza suggestiva dell’antica presenza del mare, là dove oggi si erge la catena appenninica.
Sono le “aree carsiche gessose”, un fenomeno, unico, di straordinario valore non solo geologico, ma anche biologico, archeologico, storico e culturale, ora candidato al riconoscimento di “Patrimonio mondiale ambientale dell’umanità Unesco”.
Sette i siti interessati nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale.
E’ stata la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ad approvare la proposta di candidatura del “Carsismo nelle Evaporiti e grotte dell’Appennino settentrionale” alla World Heritage List. Proposta che ora, insieme al relativo Dossier, verrà inviata al ministero della Transizione ecologica che dovrà condividerlo e, quindi, trasmetterlo all’Unesco.
Il punto di arrivo di un lungo percorso che vede la Regione capofila del progetto, ma che coinvolge numerosi Enti locali – tra Comuni, Unioni di Comuni e Province - oltre a diversi Enti Parco e che ha visto le Federazione Speleologica dell’Emilia-Romagna come primo proponente fin dal 2016.
“La proposta di candidatura a Patrimonio mondiale UNESCO è un’ulteriore testimonianza del valore del nostro ‘sistema naturale’ che racchiude diversi siti, in diverse parti della regione, con grotte, sorgenti saline e fenomeni carsici gessosi unici al mondo – spiega Barbara Lori, assessora regionale a Montagna, Parchi, Forestazione e Programmazione Territoriale e Paesaggistica -. Un vero e proprio patrimonio di natura geologica, traccia straordinaria dell’evoluzione della Terra e opportunità di rilancio anche sotto il profilo turistico e della tutela ambientale e del paesaggio. Ecco perché, come Regione Emilia-Romagna, crediamo sia un riconoscimento meritato e abbiamo sostenuto questo percorso con impegno”.
Luoghi già ora ampiamente riconosciuti e protetti anche dal punto di vista ambientale: un’area dall’estensione di 3.680 ettari (che diventano 8.348 considerando anche le fasce “tampone”) che è tutelata da leggi regionali, nazionali e internazionali.
Ma dal cui riconoscimento come bene Patrimonio mondiale dell’Umanità potrà derivare un’ulteriore, importante opportunità di valorizzazione.
In particolare oltre il 96% del territorio “cuore” della proposta rientra nella Rete europea Natura 2000 e il 71% è incluso in cinque aree protette: il Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano, il Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, il Parco Regionale Vena del Gesso romagnola, il Paesaggio protetto Collina Reggiana e la Riserva Regionale di Onferno istituita nel 1991./PF