Fondo Sviluppo e Coesione. Emilia-Romagna pronta: quasi 590 milioni di euro contro il dissesto idrogeologico e per la rigenerazione urbana, le infrastrutture della mobilità e quelle della conoscenza. Bonaccini e Baruffi al Governo: “Già individuate le priorità, ma servono garanzie per la ricostruzione della Romagna”
Bologna – Tempi certi per consentire alla Regione di impiegare le risorse del Fondo di sviluppo e coesione per potenziare le infrastrutture e sostenere i progetti di rigenerazione. Conoscere al più presto quali interventi il Governo intende finanziare sul territorio dell’Emilia-Romagna con le risorse Fsc a programmazione nazionale. Necessità di risposte certe per la ricostruzione della Romagna e degli altri territori colpiti dall’alluvione.
Sono i punti che il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, e il presidente Stefano Bonaccini hanno posto all’attenzione dei consiglieri regionali intervenendo in Assemblea legislativa, ieri pomeriggio, sull’indirizzo generale della Regione circa l’impiego dei Fondi di sviluppo e coesione.
All’Emilia-Romagna il riparto complessivo ha assegnato 588,3 milioni di euro, di cui 107,7 già attribuiti a titolo di anticipazione a fine 2021. Risorse, queste ultime, che sono già state impegnate e che, grazie ai cofinanziamenti, mobilitano investimenti per quasi 196 milioni di euro. La dotazione di Fsc ancora da impiegare direttamente dalla Regione è pertanto pari a 480,6 mln di euro. Anche in questo caso è già stato individuato un primo cofinanziamento pari almeno a 125,55 milioni di euro che permettono di realizzare investimenti per ulteriori 600 milioni.
“Dopo il primo confronto al tavolo del Patto per il Lavoro e per il Clima e il dibattito in Assemblea legislativa, vogliamo chiudere entro l’anno - hanno detto in Aula il presidente Bonaccini e il sottosegretario Baruffi-. La Regione Emilia-Romagna ha individuato da tempo le priorità su cui puntare e ha impegnato per tempo il resto dei fondi strutturali europei 2021-2027: basti dire che già il 60 per cento di quelli per investimenti (Fesr) risulta già impegnato. Manca solo questa programmazione degli Fsc, sbloccata dal Governo con oltre due anni di ritardo. In primo luogo, è previsto un ulteriore rafforzamento del contrasto e della prevenzione del dissesto idrogeologico, in coerenza con la programmazione già approntata e con gli interventi in corso”.
“Su questo- ha precisato Bonaccini- ci aspettiamo però una risposta chiara dal Governo rispetto agli impegni assunti di stanziare le risorse necessarie per la ricostruzione e la messa in sicurezza dei territori colpiti dall’alluvione di maggio. Al momento non ne abbiamo e occorre chiarire qual è l’impatto della revisione del Pnrr su questo punto cruciale”.
La seconda priorità individuata dalla Regione riguarda il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità: oltre le risorse per la rete ferroviaria, che generano investimenti per quasi 65 milioni – interventi già avviati con l’anticipo ricevuto nel 2021- la priorità è il rafforzamento della viabilità delle Province e della Città metropolitana. È in corso un confronto con gli Enti per selezionare le priorità, privilegiando gli interventi già programmati e quelli di più rapida cantierabilità. “Anche su questo- ha aggiunto Baruffi- chiediamo al Governo di fare chiarezza: la quota parte di risorse Fsc che saranno gestite direttamente dal Governo restano ad oggi una grande incognita. Vale per le ferrovie come per le strade: abbiamo ad esempio molti interventi di Anas programmati ma fermi da anni ed è ora che il Governo ci dica quando partiranno i cantieri”.
Il terzo fronte è quello della rigenerazione urbana. Come noto, la legge regionale 24 del 2017 entra a pieno regime il 1^ gennaio del 2024 e ha imposto un forte stop al consumo di suolo – proprio ieri, nel convegno di respiro nazionale promosso a Bologna, sono stati illustrati dati e tendenze in proposito, puntando proprio sulla rigenerazione. Dopo i primi due bandi realizzati negli anni scorsi, la Regione punta a un’ulteriore spinta in questa direzione e le risorse del Fsc saranno essenziali quale leva di intervento pubblico.
Il quarto capitolo della nuova programmazione, in coerenza con quella dei fondi europei, riguarda le strategie territoriali per la promozione dello sviluppo sostenibile delle città e delle aree montane e interne.
Ulteriore ambito di intervento sarà quello del potenziamento dell’edilizia universitaria, la realizzazione di infrastrutture strategiche per la formazione terziaria e a favore dell’attrattività di talenti. La legge varata dalla Regione all’inizio di quest’anno trova qui un ulteriore sostegno per realizzare quei progetti e quegli interventi che mirano all’eccellenza del sistema formativo per trattenere e attrarre giovani sul territorio.
Infine, è intenzione della Regione sostenere interventi per la qualificazione degli impianti sportivi, del patrimonio culturale e dei servizi sociali. e la qualificazione degli impianti sportivi.
Fondo per lo sviluppo e la coesione
Il Fsc è, insieme ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali. Ha carattere pluriennale, in coerenza con l’articolazione temporale della programmazione dei Fondi strutturali dell’Unione europea, e in particolare, l’intervento del Fondo è finalizzato al finanziamento di progetti strategici, sia di carattere infrastrutturale sia di carattere immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale.
La dotazione complessiva del Fondo per il periodo 2021-2027 è pari a 73,5 miliardi, e l’ammontare delle risorse destinate a Regioni e Province autonome è di 32,4 miliardi. La proposta di riparto delle risorse destinate a Regioni e Province autonome, basata su un set di indicatori demografici e socio-economici, rispetta il vincolo di destinazione territoriale a livello complessivo dell’80 per cento al Mezzogiorno e del 20 per cento al Centro-Nord.
A differenza della precedente programmazione, il Governo ha deciso questa volta di non creare una linea specifica di risorse per le Città metropolitane.
Barbara Musiani