Sanità. Payback sui dispositivi medici, il Governo non interviene e devono partire gli avvisi di pagamento alle aziende. Fabi-Colla: “Da anni ci battiamo insieme alle imprese a tutela di una filiera strategica per l’Emilia-Romagna e non intendiamo fermarci: pronti a chiedere un nuovo incontro all'Esecutivo insieme alle associazioni di rappresentanza del comparto”
Bologna - Prosegue l’azione comune nei confronti del Governo per una soluzione condivisa che attenui l’impatto sulle imprese. Ma non essendo arrivata la soluzione richiesta dall’Esecutivo nazionale, e per non infrangere i termini di legge, la Regione deve intanto inviare alle imprese la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici, atto a questo punto dovuto. La Regione vuole però rilanciare subito una iniziativa che porta avanti ormai da tempo: insieme alle associazioni di rappresentanza del comparto, intende chiedere al Governo un nuovo incontro, a tutela di una filiera strategica per l’economia regionale.
“Non abbiamo alternative, di fronte a un quadro normativo che non è cambiato e al fatto che nella nuova Legge di Stabilità non c’è nulla- spiegano Massimo Fabi e Vicenzo Colla, rispettivamente assessore alle Politiche per la salute e vicepresidente della Regione con delega alle Attività produttive-. Se non venisse fatto, sarebbe inevitabile la contestazione di danno erariale a nostro carico. Vogliamo ricordare però che, in sede di Conferenza delle Regioni e nei rapporti con il Governo, l’Emilia-Romagna, in accordo con le aziende, ha chiesto ripetutamente l’abrogazione del meccanismo, a salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare il determinarsi di una situazione di incertezza per le imprese e per l’intera filiera del biomedicale”.
Il sistema del payback sui dispositivi medici è stato introdotto con un’apposita normativa nel 2011, stabilendo un tetto alla spesa pubblica per i dispositivi medici, a livello sia nazionale che regionale. Nel caso di sforamento del tetto, le Regioni dovevano coprire i costi in eccesso; nel 2015, con una modifica di legge, è stato previsto che le aziende fornitrici di dispositivi medici partecipassero al “ripiano” del debito, contribuendo fino al 50%. Questo a partire dal 2017 in avanti.
“Siamo giunti alla scadenza- concludono vicepresidente e assessore-, ma convocheremo al più presto il tavolo regionale istituito con le aziende e ci impegniamo, insieme a loro, a chiedere quanto prima un incontro con il Governo per salvaguardare questa filiera strategica per l’Emilia-Romagna e per il Paese e, al tempo stesso, per non penalizzare ulteriormente la sanità pubblica”.
Chiara Vergano